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Il bambino è persona 10:46 - 4 Gennaio 2008

Un dossier Fides raccoglie i risultati di varie ricerche sulla condizione dei bambini nel mondo: i dati non sono affatto rassicuranti.
"Il 7-36% delle donne e il 3-29% di uomini residenti in Occidente, intervistati per studi condotti in ventuno paesi industrializzati, hanno dichiarato di aver subito abusi e violenze durante l’infanzia. (...)
Dalla prima infanzia fino ai 18 anni, i bambini possono subire diversi tipi di violenza all'interno delle proprie case. I responsabili variano in funzione dell'età e della maturità della vittima e possono includere genitori, patrigni, genitori affidatari, fratelli, altri parenti e tutori. (...)
È stato stimato che ogni anno, in tutto il mondo, un numero di bambini compreso tra 133 e 275 Milioni, assiste a episodi di violenza domestica. (...) Solo quindici Paesi proibiscono nei loro ordinamenti, in mondo chiaro ed esplicito, le punizioni corporali che i bambini subiscono nelle loro case. L'esposizione ripetuta dei bambini alle violenze che avvengono all'interno delle loro case, in genere a causa di litigi tra i genitori o tra la madre e il partner, può danneggiare gravemente il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire socialmente durante l'infanzia e la maturità. (...)
Ma non sono solo la famiglia o le comunità di appartenenza, i luoghi dove i bambini sono trattati come oggetti, di consumo e di violenza. (...)

L’ambiente di lavoro è un altro luogo di sofferenza per i bambini. E’ un luogo che per i bambini, in base alla normativa tradizionale, non dovrebbe esistere. (...)
I bambini lavoratori affermano di subire maltrattamenti (punizioni corporali, umiliazioni e molestie sessuali) e quelli a servizio domestico dichiarano di essere umiliati in continuazione. Anche lo sfruttamento dei bambini minori di 18 anni nella prostituzione, nella pedo-pornografia e in altre attività simili, costituisce una forma di violenza.
Altissimo, nel mondo, è il numero di bambini lavoratori, duecentodiciotto milioni: per centoventisei milioni di questi bambini si tratta di svolgere attività lavorative rischiose e dunque violente. Per estinguere un debito, vengono obbligati al lavoro nel mondo 5,7 milioni di bambini; dei 1,8 milioni di bambini coinvolti nell’affare prostituzione e pornografia, 1,2 milioni sono vittime del traffico di minori che viene gestito per questo scopo. (...)

“Save the Children” ha diffuso dati in base ai quali sono 72 milioni nel mondo i bambini e gli adolescenti esclusi dall’istruzione. (...)
La scuola, luogo educativo per eccellenza, può essere anche il luogo di violenza nei confronti dei bambini. Alle violenze illegali, il cosiddetto “bullismo” – in una ricerca condotta in 16 paesi in via di sviluppo, dal 20 al 65% dei bambini intervistati hanno affermato di aver subito nei 30 giorni precedenti atti fisici o verbali di violenza – si aggiunge la violenza legalizzata: sono oltre un miliardo e duecentocinquanta milioni (la metà di tutti i bambini del mondo) i bambini che vivono in Paesi dove le punizioni fisiche da parte degli insegnanti sono considerate legali, contro tutte le Convenzioni delle Nazioni Unite, che restano totalmente inapplicate. (...)

Dopo diciassette anni dalla sua approvazione, è carta straccia la Convenzione sui diritti del fanciullo delle Nazioni Unite, considerato che 78 Paesi ancora ammettono la punizione corporale di minori nell’ambito di provvedimenti disciplinari, mentre ben 106 nazioni non vietano attraverso una legge specifica le punizioni corporali a scuola.
La Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia – ratificata da 191 paesi, tutti quelli del mondo, tranne Usa e Somalia – indica quattro principi fondamentali attraverso i quali interpretare tutti i diritti umani riconosciuti ai bambini ed agli adolescenti: il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (fisico, mentale, spirituale, psicologico e sociale); il principio del superiore interesse del bambino e dell'adolescente; il principio dell'ascolto; il principio di non discriminazione. (...)

Da un' intervista al Dott. Roberto Albani, pediatra:
Se il bambino viene considerato come oggetto di possesso e nel suo aspetto materiale, non gli viene attribuita la capacità di essere persona, di prendersi cura di se stesso, di essere responsabile, di divenire autonomo; il bambino perde slancio, fiducia, nella propria capacità di affermarsi, di sognare, di fare progetti per la propria vita, gli manca il coraggio di mettere in atto questi progetti. Si appassisce prima del tempo, potremmo dire. Per compensare questa perdita, l’unica cosa che diventa importante, seguendo l’esempio che gli viene dato, è l’acquisizione di potere e di beni materiali e quest’aspetto diviene quello fondante della sua identità. (...)
Spesso invece il bambino viene considerato neutrale, una sorta di 'tabula rasa’ sulla quale i genitori intendono scrivere quello che dovrà fare, non avendo nessun rispetto per la sua libertà, per la sua autonomia, per il suo essere persona. (...)
La famiglia è, nella fase iniziale e per alcuni anni, nella fase di sviluppo e di crescita del bambino, un contenitore affettuoso, che dovrebbe dare soprattutto inizialmente al bambino la sensazione di essere amato e accettato di avere quindi un valore inestimabile come persona, per quello che è individualmente, per essere, lui, lei. Se la famiglia è capace di far sentire, di dare al bambino le opportunità di svilupparsi secondo le sue caratteristiche, cercando, sperimentando nella vita, dando anche il supporto, materiale, spirituale, psicologico, perché il bambino realizzi se stesso nella vita, questa è un’altra cosa grande, straordinaria, che la famiglia dà al bambino e non può essere data facilmente da altri."

Consulta il rapporto completo: www.fides.org

Scarica il rapporto in formato pdf.





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