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Bambini schiavi 17:53 - 8 Gennaio 2008

Un dossier Fides affronta il triste tema del traffico di minori: comprati, venduti e utilizzati nell'ambito dell'accattonaggio, della prostituzione, della pedopornografia e di altre attività illegali.
“ Milioni di bambini in tutto il mondo continuano ad essere rapiti o adescati per essere utilizzati in attività illegali, nell’accattonaggio nell’ambito di adozioni illegali , del traffico di organi, della prostituzione.

Frutta oltre 32 miliardi di dollari l’anno il business del traffico di circa 30 milioni minori da parte della criminalità organizzata con una rete capillare e occulta di collegamenti internazionali. Mai come in questo campo le cifre sono da considerare orientative “per difetto” dato che ci si trova di fronte ad una realtà di piena illegalità, perpetrata a dispetto di tutte le normative internazionali che da duecento anni a questa parte condannano ufficialmente ogni forma di schiavitù. Eppure, osservando la mappa delle rotte del traffico, 1.200.000 bambini ed adolescenti ogni anno sono vittime di tratta verso paesi dell’Europa Occidentale, dell’America e dei Carabi e il numero sta aumentando vertiginosamente.

Un appello “ad avere maggiore attenzione alle nuove forme di schiavitù che sono forse peggiori della vecchia tratta degli schiavi” è stato lanciato dai vescovi africani ed europei in conclusione del seminario “Conosco le sofferenze del mio popolo. Schiavitù e nuove schiavitù”, svoltosi dal 13 al 18 novembre 2007 a Cape Coast, in Ghana, su iniziativa del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar). “Le nuove forme di schiavitù (traffico di esseri umani, lavoro forzato, bambini soldato, prostituzione, ecc.) – affermano i vescovi, insieme a rappresentanti della Santa Sede e di agenzie cattoliche umanitarie – sono dovute principalmente all’enorme divario economico tra i Paesi ricchi e poveri, e tra ricchi e poveri in ogni società”.
I vescovi hanno sottolineato che “per ridurre questo divario” bisogna “raggiungere un nuovo ordine economico internazionale che garantisca una più equa distribuzione delle risorse del mondo”. “

Fonte: www.fides.org


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