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Doping per i capelli??? 17:31 - 21 Dicembre 2008

A dicembre i messaggi pubblicitari paiono ancor più condizionanti, forti, capaci d’influenzare i comportamenti delle persone, di tendere a far acquistare dei prodotti...
Una domanda: ma l’Istituto per l’autodisciplina della pubblicità (Iap) cosa dice?
In questi giorni ci sono due pubblicità che mi hanno colpito per quello che ritengo il messaggio diseducativo subdolo che passano. Si tratta della Christmas Card della Tim con il coinvolgimento di tanti bambini, quasi fossero loro i destinatari della promozione di servizi gratuiti da parte di detto gestore telefonico. Vabbé è Natale, la festa dei bambini, ma Tim sa perfettamente che i contratti per un telefonino è possibile solo a partire dai 16 anni. Chi ha meno di quest’età ed ha un cellulare è perché un adulto (un genitore?) ha sottoscritto un contratto per lui. E poi ci sono gli aspetti “psicologici” riferiti alla formula della gratuità di alcuni servizi telefonici in questo periodo. Inviare sms e telefonare gratis (ovvero in quanto ti viene restituito quanto spendi) invita al consumo e ad abituarsi a utilizzare sempre di più il cellulare creando magari abitudine se non addirittura dipendenza, una dipendenza che alla fine costa, in Italia più cara che all’estero.

L’altro messaggio diseducativo è quello di una casa produttrice di shampoo definito “doping per i capelli”. Ma come, in molti ci battiamo per contrastare il doping e il messaggio che ci sta dietro e questo pubblicitario sceglie proprio questo termine e ciò che esso significa per promuovere un prodotto? Il messaggio è sottile e provocatorio, ma lascia intendere che doparsi si può. Eh no, così non va, proprio no.

Una domanda: ma l’Istituto per l’autodisciplina della pubblicità (Iap) cosa dice?

Daniele Damele


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