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Peer education e media education 16:02 - 20 Giugno 2013

In Umbria un progetto di peer education applicata all'educazione ai media.
Segnaliamo un bel progetto dal titolo: Peer-media-education. Da utenti inconsapevoli a peer-media-educators, a cura di Rossella De Leonibus, proposto nelle scuole superiori di 2° grado della Zona Sociale 3 dell'Umbria durante l'anno scolastico appena terminato.
La missione è alta: “si tratterà di tracciare la strada per passare, da consumatori inconsapevoli, a veri e propri peer-media-educators”.

Il progetto umbro parte da dati sull'uso che i giovani fanno di Internet e delle nuove tecnologie per arrivare alla conclusione che “mai fino ad ora è stato possibile l’accesso ad una area così vasta di risorse informative e di scambi, mai come ora si aprono spazi immessi di condivisione, e mai come ora gli adolescenti possono imparare dai loro pari, coi quali sono connessi notte e dì.
E mai come ora l’adolescente è solo davanti al vasto infinito mondo là fuori, vi accede senza filtri e senza mediazioni, si espone a processi che lo sovrastano in modo inusitato, e mai come ora ha bisogno di essere accompagnato ad osservare come questo mondo informatizzato funziona, non dal punto di vista tecnologico, area sulla quale i nativi digitali sono già maestri e maestre, ma dal punto di vista della formazione dell’identità, del condizionamento dei comportamenti ed infine, certamente e soprattutto, dal punto di vista delle possibilità che offre di educarsi tra pari.”

Abbiamo avuto a che fare, negli ultimi anni, con alcuni esperimenti di peer education, anche in tema di educazione ai media, in particolare nell'ambito del progetto europeo Safe Social Media. In quell'occasione, con una lodevole iniziativa di peer education sul tema dell'uso consapevole dei social media, l'Itis di Borgomanero, in provincia di Novara, vinse il concorso proposto e con esso un viaggio di gruppo a Barcellona. Dopo alcuni mesi invitammo gli studenti dell'istituto piemontese e la loro vulcanica insegnante Claudia Faccin alla Conferenza finale del progetto e ci sembrò che davvero l'educazione tra pari fosse un buon metodo per la prevenzione di comportamenti rischiosi e il cambiamento degli atteggiamenti, soprattutto nel lungo periodo. Quando ci si impegna in prima persona, quando ci si “sporca le mani”, si riflette di più, si sconfiggono gli stereotipi e comunque si cambia e si cresce.


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