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Kenia: l'odio acceso dalle emittenti radiofoniche. 17:56 - 8 Febbraio 2008

Come già era accaduto in Rwanda, anche in Kenia le radio dell’odio hanno acceso gli animi. Da molto tempo prima delle elezioni del 27 dicembre 2007 c'era chi seminava l'odio via etere. Seminare l'odio è una violazione dei diritti umani.

Anche in Kenya come in Rwanda prima e durante il genocidio del 1994 alcune radio locali hanno svolto un ruolo deleterio nell’incitare la popolazione alla violenza. Già durante la campagna elettorale che ha preceduto le contestate elezioni del 27 dicembre 2007, la Commissione elettorale del Kenya e le forze di polizia avevano chiesto di chiudere alcune radio che trasmettevano in lingua locale proclami di odio verso certe comunità e certe persone. Il Presidente della Commissione elettorale Maina Kiai aveva affermato che “Un discorso che incita all’odio è una violazione dei diritti umani perché incoraggia la violenza e va quindi fermato”.
Uno studio effettuato da un ente di ricerca locale durante la campagna elettorale aveva dimostrato come le radio in lingua locale dessero maggiore risalto ai partiti favoriti dai loro ascoltatori. Le stazioni della Provincia centrale hanno dato maggior copertura al PNU (Partito per l’Unita Nazionale del Presidente Mwai Kibaki) mentre quelle che trasmettono a Nyanza e nella Western Province favorirono l’ODM di Odinga. Le stazioni prese in esame dalla studio erano were Kass FM, Musyi FM, Egessa FM, Mulembe, Coro and Ramogi FM.
A Nairobi si è tenuta agli inizi di febbraio una sessione di studio sul ruolo dei media nel suscitare le recenti violenze organizzata da Internews, un’organizzazione non governativa californiana specializzata nell’assistere i media indipendenti in tutto il mondo. Secondo David Ochami del Consiglio dei Media del Kenya, molto prima dello svolgimento delle elezioni, le stazioni radio in lingua locale hanno sobillato lo scontro etnico spingendo gli ascoltatori a sostenere i candidati della propria tribù e ad avere cattivi sentimenti nei confronti delle persone provenienti da altre comunità. Un giornalista di una radio in questione ha fatto autocritica affermando che “l’odio etnico che la nostra radio propagandava nei confronti di coloro che sono esterni alla comunità era incredibile. Quello che è più triste è che noi abbiamo lasciato queste persone parlare in modo ignobile e noi abbiamo riso di questo”. Il giornalista ricorda che nelle redazioni si era creata una divisione tra i sostenitori di questo o quel partito che alcuni giornalisti hanno rifiutato di riportare notizie che non erano favorevoli al proprio candidato.
Nel corso del seminario è emerso però anche il positivo contributo di altri media nel riportare le notizie sugli scontri delle ultime settimane in modo obiettivo. Alcuni giornalisti hanno denunciato di aver subito minacce e intimidazioni.

fonte: FIDES


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