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L'odio su internet 12:03 - 14 Dicembre 2009

E’ stupefacente che dopo pochi minuti dall'aggressione al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, su facebook, nei blog e in vari siti, si sia scatenata una ridda di commenti di giubilo e addirittura di esaltazione per quanto accaduto.
Un gruppo di fans per l’atto compiuto da Massimo Tartaglia ha in pochissimo tempo toccato numeri sensibili che fanno amaramente pensare.

Com’è possibile che si possa esprimere tanta rabbia, odio, rancore verso una persona? Ma soprattutto com’è possibile che i gestori di detti siti, dei social network, delle chat e di tutto quanto ruota attorno alla rete permettano che ciò accada?

Qui non si tratta di censurare, qui si tratta di domandarsi cos’è lecito pubblicare e cosa no. E’ ovvio che se una persona qualunque inviasse una lettera al direttore di qualunque giornale o periodico stampato scrivendo offese, ingiurie, o anche solo inneggiando a una persona psicolabile che ha commesso un gesto folle e da censurare non vedrebbe mai tale lettera pubblicata e, magari, qualche direttore, in taluni casi, provvederebbe a rigirare la lettera alle autorità giudiziarie per eventuali loro valutazioni.

In internet no, in detto strumento di libertà e democrazia, di comunicazione al mondo, parrebbe che tutto sia possibile senza alcuna regola. Sussiste una libertà tale che sfocia nell’anarchia. Così anonimamente si può diffamare, fare allusioni, insinuare falsità o verità che vengono manipolate per attaccare qualcuno, creare un clima di contrapposizione, violenza e odio.

Sussistono molte presenze in rete che puntano all’istigazione anche verso la delinquenza. Che dire poi di tutte quelle proposte pro-anoressia, favorevoli all’uso di sostanze proibite, della pedofilia. Eppure nonostante i continui e ripetuti interventi di tanti che chiedono regole per la rete non si fa nulla o si fanno intervenire le autorità preposte solo dopo che il danno è stato compiuto, senza alcun rispetto preventivo della persona umana.

Certamente un dovere ce l’hanno le persone più in vista, famose o note che dir si voglia. Sono dei modelli comportamentali per la posizione che ricoprono, contribuiscono a creare un clima di positività o negatività. Ergo, se un politico, un cosiddetto vip, uno sportivo o un personaggio di altri settori appiano in tv e rendono testimonianze “pulite” e di rispetto fanno un servizio alla comunità, ma se in televisione ci vanno per urlare, per offendere e dipingere l’altro, chiunque esso sia, come un nemico da abbattere e non come uno diverso da me o che la pensa in maniera differente, il messaggio che si invia a tutti è di intolleranza e sopraffazione, dando così modo ad altri, magari, di fare la stessa cosa.

E siccome in questa società dell’apparire se ci sei ok, altrimenti non esisti ecco che per esserci occorre andare su internet, anche solo anonimamente o con pseudonimi pur di mandare avanti la propria idea “contro” e troppo spesso di odio e violenza.

Occorre mettere un freno a tutto ciò, ovvero servono nuove regole per la rete eliminando subito l’anonimato. Chi lo fa? Il Parlamento dovrebbe battere un colpo, subito.

Daniele Damele



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lino
Oggetto: l'odio su internet
31/12/2009 ore 15:06
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