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Il linguaggio ai tempi di Internet 17:56 - 17 Luglio 2013

Il numero di maggio di focus.it, newsletter di Registro.it, è interamente dedicato al linguaggio ai tempi di Internet. Argomento spinoso e che non può mancare quando si affronta la media education...
Impoverimento della lingua, linguaggio abbreviato, aumento esponenziale delle informazioni a disposizione, velocità di scambio, problema delle fonti e altro ancora. I temi sono affrontati interpellando degli esperti che di volta in volta si concentrano su pro e contro delle nuove tecnologie.
In ordine sparso le questioni su cui si pone l'accento e che da sole, una per una, meriterebbero attente analisi e considerazioni.
1)“Non sono tanto i mezzi a condizionare i messaggi, ma noi che li utilizziamo e che però, spesso, tendiamo a subirli passivamente anziché governarli”. In ogni incontro di media education si sottolinea che il bene e il male non sono mai caratteristiche intrinseche del mezzo utilizzato. Non lo era un tempo per la radio, la TV, la carta stampata e non vale oggi per Internet e telefoni cellulari. Fondamentale, per adulti e ragazzi, è avere senso critico. La Rete è solo uno strumento. Il rispetto della legge e della buona educazione vale nel mondo on line come in quello off line.
2)“Pensare che qualunque contenuto abbia sempre dignità e utilità di veicolazione significa compiere un errore fondamentale, una presuntuosa ingenuità.” Qui le questioni sono molteplici: da un lato il problema delle fonti, la consapevolezza che non tutto quello che è presente su Internet è da prendere come oro colato, anzi; dall'altro la necessità di contrastare la tendenza tipica del social network di rendere pubblico ogni pensiero, ogni immagine, ogni fatto nel momento stesso in cui questo si compie. Come vedete ritorna il senso critico o semplice buon senso.
3)“La lingua è un presidio culturale da salvaguardare”. Internet sta creando una nuova lingua? Esiste un rischio reale di impoverimento del linguaggio, in primis per le nuove generazioni? Secondo il giornalista ed enigmista Stefano Bartezzaghi la Rete ha fornito una nuova forma di interazione, in cui la lingua viene usata in modo diverso da prima: scriviamo quello che una volta avremmo detto a voce e la nostra scrittura diventa altrettanto enfatica ed espressiva.
E' ovvio però che non si possono ignorare l'uso pervasivo delle abbreviazioni, il dilagare degli errori ortografici e lo sconquasso della sintassi. Il problema, secondo l'Accademia della Crusca, nasce quando le persone hanno scarsa capacità di capire che tipo di lingua è adatta al contesto comunicativo in cui si trovano. Il classico esempio: usare l'abbreviazione cmq nei 140 caratteri di Twitter o in un sms può anche andar bene, certo è sconsigliato in una tesi.
“Buone prassi” che forse è meglio ricordare ai più giovani (ma non solo): anche questa è media education. Scrivere al computer (e ancor più al cellulare), infatti, induce a uno stile approssimativo, sciatto che è bene che rimanga confinato solo a questi mezzi.
4)“Il Web informa, la carta stampata forma”. Frase di una sintesi perfetta: in poche parole si vuol dire che se Internet mette a disposizione di tanti un gran numero di informazioni (come abbiamo visto non tutte di uguale importanza e veridicità), il libro rimane lo strumento critico e formativo per eccellenza. Non si dovrebbe dimenticarlo, anche a scuola.
La scrittura via web è figlia dell'oralità, veicola una quantità stratosferica di informazioni senza far troppa attenzione al come lo fa, con tempi di scambio rapidissimi. La carta stampata invoglia all'approfondimento, consente una certa sedimentazione praticamente impossibile nella velocità degli scambi 2.0.


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