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Intelligenza emotiva 16:40 - 24 Giugno 2025

Come sviluppare l'intelligenza emotiva che abbiamo nelle nostre mani libere e nelle nostre passioni?
Come renderci liberi e non schiavi delle passioni? Una pausa per giovani 18-28 anni
Esiste un tipo di intelligenza connessa alle emozioni: riguarda la nostra capacità di riconoscerle e regolarle, nonché di vederle e rispettarle negli altri. Sviluppare l’“intelligenza emotiva” ci permette di scavare in noi stessi, di essere “liberi” e non schiavi delle passioni.

Il cinema degli ultimi anni ha ben capito che la qualità della vita si gioca anche scoprendo e sviscerando il campo delle emozioni. Pensiamo alla fortuna e al successo di pubblico che hanno avuto film della Disney come “Inside Out” e “Inside Out 2”.

Riconoscere le emozioni per non subirle

Quante volte ci comportiamo in un determinato modo, impulsivamente, e soltanto dopo ci chiediamo: “Perché l’ho fatto?”. Forse ce ne pentiamo, oppure ci stupiamo del “coraggio” legato a quel particolare momento.

Di fatto, le nostre emozioni – che lo vogliamo o no – “arrivano prima” del ragionamento. Tuttavia, per una vita sana e ordinata, è necessario imparare sempre più a “regolare” le emozioni (che non significa sopprimerle).

Tutto ciò l’aveva capito, già nel 1996, Daniel Goleman, che offre spunti interessanti nel suo libro “Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può farci felici”. Conoscere il mondo delle emozioni, entrarci, imparare a dialogare con esse, a dominarle non è scontato, ma necessario, per instaurare relazioni serene, stabili, durature in famiglia, al lavoro, in ogni ambiente che frequentiamo.

Goleman insiste molto anche sul concetto di empatia. Per vivere insieme ad altre persone è importante sviluppare questa qualità squisitamente umana, ovvero sapersi mettere “nei panni dell’altro”, provare i sentimenti che lui prova. Una persona totalmente priva di empatia è capace dei crimini più efferati. Mentre educare (e rieducare, nel caso dei i criminali) all’empatia è un investimento per l’intero tessuto sociale.

Cinque ambiti in cui si vede se hai un’intelligenza emotiva sviluppata

Come capire lo stato della tua intelligenza emotiva? Per rispondere a questa domanda, potresti seguire la lista di Goleman. Ovvero fare un check sulla tua emotività, chiedendoti ad esempio se:

1.Hai consapevolezza delle tue emozioni: le riconosci, le monitori?
2.Controlli le tue emozioni: dopo aver riconosciuto l’emozione che affiora in te, la sottoponi al vaglio della ragione?
3.Hai la capacità di dominio dell’emozione: sei governato dall’emozione o la governi?
4.Sai riconoscere le emozioni altrui: “ascolti” i sentimenti degli altri?
5.Sai gestire le relazioni: sei in grado di reagire alle situazioni non solo in maniera emotiva, ma, dopo aver accolto l’impulso emotivo, lo incanali in modo costruttivo?

I rudimenti dell’intelligenza sociale

Un altro concetto che può essere utile per riflettere sulle nostre emozioni e relazioni è quello di “intelligenza sociale”. Autori che hanno parlato di questo argomento sono, ad esempio, Hatch e Gardner, che descrivono quattro abilità connesse all’intelligenza sociale: ovvero parlano della capacità di organizzare i gruppi, capacità di negoziare soluzioni, capacità di stabilire legami personali e, infine, capacità di analisi della situazione sociale.

Al contrario, una persona incompetente dal punto di vista sociale non coglie i segnali che arrivano dall’interlocutore, non si interessa dell’altro, parla solo di sé, non sa quando è il momento di intervenire e quando sia meglio tacere, generando situazioni di disagio.

L’intelligenza sociale si apprende soprattutto vedendola, attraverso l’esempio, ma è necessario anche avere “spazio” per maturarla. Ad avere problemi in questo ambito sono soprattutto persone che da bambine sono state tendenzialmente sostituite (da un genitore, da un fratello maggiore ecc.) nelle relazioni con gli altri…

L’intelligenza narrativa

L’intelligenza sociale è connessa ad un altro tipo di intelligenza, quella narrativa. Quando ascoltiamo una storia o vi ci immergiamo attraverso la lettura sviluppiamo in noi la capacità di immedesimarci, di comprendere le ragioni altrui, di entrare nelle dinamiche relazionali di altre persone. Le guardiamo dall’esterno, ma intanto le riportiamo alla nostra esperienza. Le storie, messe al servizio dell’educazione, sono uno strumento potentissimo. Per Martha Nussbaum l’intelligenza narrativa è una sorta di “competenza necessaria ai cittadini per comprendere la totalità del mondo che li circonda”, e sarebbe in correlazione – nonché complementare – con la logica e i fatti. Tuttavia, questa competenza innata che intreccia ragione poetica e ragione pratica deve essere aiutata a crescere e a maturare: non nasce in maniera assolutamente spontanea, va coltivata.

Le emozioni e le virtù

Oltre al rapporto tra emozione e ragione, un aspetto a cui prestare attenzione è il legame tra emozioni e virtù. Il filosofo Giacomo Samek Lodivici, nel suo libro “L’emozione del bene. Alcune idee sulla virtù ” (2010) spiega l’importanza di risvegliare nell’uomo moderno (che lui definisce “homo sentiens”) la ricerca delle virtù, in un’epoca in cui si cerca di vivere delle emozioni continue e sempre più intense. In questo contesto, le virtù sono oggetto di discredito: la persona virtuosa appare remissiva, spenta, sembra che viva in modo rigidamente ascetico. La virtù viene quindi ritenuta un insensato freno alle passioni. Eppure, l’“homo sentiens” non è veramente felice: perché è scritto dentro di noi che abbiamo bisogno di senso, di norme, di confini per il nostro agire. Non si tratta di reprimere le emozioni, bensì di accogliere la loro energia; si tratta di non seguirle in modo anarchico, ma di renderle alleate nella nostra ricerca del bene.

(Familyandmedia)
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